Un romanzo lungo (di pagine), largo (per la quantità scenari narrativi, personaggi, ambienti, temi), vario (con lo stile espressivo che cambia in funzione dei personaggi in scena, riuscendo a mantenere un timbro stilistico sempre riconoscibile), teso (con una trama in crescendo che si stringe attorno al lettore come un cappio; all’inizio può sottovalutarne il potere che avrà di trascinarlo e il finale fa l’effetto di uno strangolamento; vorresti almeno altre dieci pagine che ti restituiscano il respiro; e invece impietosamente e giustamente non ci sono), intenso (per le emozioni che genera e le reazioni che sa suscitare: dalla risata al sorriso amaro, alla paura, alla commozione).
Un romanzo piantato con un’antenna al centro dei nostri tempi a captarne e trasmettere umori, tic, tragedie, miserie, desideri e soprattutto disperazione.
Un romanzo con il cuore cupo, pesante, che però sa ingannare con la leggerezza il lettore e poi sa sorprenderlo, quando ormai ci sta dentro fino al collo e non può più scappare.
Una prova di bravura nell'architettura del racconto con uso sapiente delle anticipazioni, dei flashback, dell'implicito, lasciando al lettore spazi sconfinati per immaginare, completare e soprattutto riflettere. Senza poter far meno di accorgersi che alcune metafore, certe descrizioni, alcuni passaggi sono proprio delle perle, per l’originalità, oltre che per la precisione e la forza evocativa.
Sicuramente una dei romanzi migliori degli ultimi anni.