mercoledì 26 marzo 2025

La vita negoziabile di Luis Landero

 



La negoziabilità di Landero è non prendere tutto per un assoluto. E soprattutto a non prendere per un assoluto la propria vita e quelle che si immaginano essere le proprie ambizioni (e quindi la stima di se), i propri desideri, le proprie convinzioni. Negoziare tutto con la realtà per contenere una spinta narcisistica che nei personaggi di Landero tende ad andare fuori controllo, che anzi sta proprio al di fuori della sfera illuminata dalla consapevolezza. Anche i due suoi romanzi migliori Pioggia sottile e Una storia ridicola sono splendidi e questo tipo di soggetto hanno al centro.

Le figure genitoriali nel mondo dei romanzi di Landero tendono a sfuocarsi fino a dissolversi in un fumo, una nebbia; e nebbiosi diventano i legami, le emozioni, gli attaccamenti. Landero li racconta con una nitidezza cinica che sconfina serenamente e senza un tremore  nella crudeltà.

La prosa, come negli altri romanzi che ho citato, è di eccellente qualità. Il libro, come tutti quelli di Landero, procurano il piacere puro della lettura che solo un bel romanzo sa dare.
La struttura è da racconto picaresco con la trama che si muove senza troppo badare alla credibilità, alla coerenza che non sia quella con il carattere del protagonista, per privilegiare da una parte il ritmo e dall’altra per far emergere la distorsione dei meccanismi mentali. 
A proposito di distorsioni, mi è piaciuto molto il modo in cui racconta  l’amore: un “malessere” e una ipocrisia  del sentimento (subdolo e nel suo fondo, falso), che nasconde solo pulsioni (vere e nel loro fondo laide) e che si risolve all’interno di una lotta fisica, di una reciproca violenza non solo mimata. Infine sbava in un pallido languore e si dissolve. Quando crede di innamorarsi (ma le sue sono solo fascinazioni che hanno per oggetto l'immagine di sé che il suo oggetto "d'amore" gli riflette) il protagonista vede esasperarsi la sua sindrome narcisa fin quasi ad impazzire. Lí sta il punto di eruzione del suo magma interno, nella relazione affettiva e Landero lo racconta molto bene.