lunedì 27 marzo 2023

La malnata di Beatrice Salvioni

 


Opera prima interessante, direi esemplare, soprattutto come caso editoriale di prodotto progettato a tavolino e come esempio di predestinazione concepita in vitro (ad un grande battage pubblicitario, al mercato internazionale, alla riduzione televisiva). Dietro ci sono un certo livello di talento e di applicazione, una grande scuola di scrittura (grande in tutti i sensi), una grande agenzia letteraria e un grande editore (idem come sopra). Evidente il gran lavorio che ci sta dietro (basta leggere i ringraziamenti). Evidente (decisamente troppo) nel soggetto prescelto il modello dell’”amica geniale”.

Ne è venuta fuori ovviamente una cosa tipo la Coca Cola, tipo il panino McDonald, tipo la Nutella, tipo la pizza. Pochi possono onestamente dire che fa schifo. Molti pensano che sia buonissima. In ogni caso, si fa consumare rapidamente e senza problemi, ha un suo gusto labile e accattivante e risolve a costi contenuti il problema. Poi lascia un po’ la voglia della prossima e comunque è di quel genere di proposta che rappresenta sempre una soluzione in mancanza di meglio o di volontà di mettersi in cerca. 

Quindi, è un romanzo che si legge in un pomeriggio, è ben costruito nella scrittura (la voce narrante è molto ben impostata), nel ritmo, nel disegno dei personaggi e nell’ambientazione storica (in letteratura, a nord, il “ventennio” e seguito funzionano quasi sempre; come la mafia al sud). Una storia che “prende” e che ha i suoi tratti di riconoscibilità: l’accento sulla tematica di genere, un certo taglio di impegno civile e politico, un’atmosfera e una serie di messaggi da favola nera per bravi adolescenti tatuati del tempo di Tik Tok. Che è il target di riferimento. Non c’è l’ecologismo, ma non si poteva metter tutto. La cosa che proprio non regge è il finale. Immangiabile, da vecchio film western: per rendere l’idea senza spoilerare, basta immaginare la scena standard sotto l’albero in un canyon con la corda già pronta per l’impiccagione. L’effetto è come se nel BigMac, al posto della maionese ci avessero messo la marmellata. Per la fretta, temo, perché più che un finale è una troncatura.

Per il resto un buon prodotto per il consumo globale. 

Ps) Tre stelle (una, di incoraggiamento) perché se in Italia imparassimo con i romanzi a fare anche la Coca Cola al posto dei tanti Tavernello in circolazione, secondo me sarebbe una buona cosa.