martedì 28 marzo 2023

Lezioni di Ian McEwan

 



Un bel romanzo, di quelli veri: largo, lungo e pieno di Storia e di storie. Poi, McEwan ha una delle voci narranti più belle ancora in circolazione. La usa (anche qui) per soggetti e trame molto strutturate e spesso disturbanti (ma questo lo è meno del solito). Ha scritto alcuni romanzi indimenticabili e alcuni molto meno. Però che la sua prosa, il suo stile, la sua tonalità di racconto avvolgano il lettore e siano un insieme inconfondibile, questo è sicuro. E anche in questo libro è così.

Nei suoi romanzi c’è sempre una profusione dei dettagli di ambiente, dei retropensieri, delle piccole e grandi vicende che sottostanno a oggetti e atteggiamenti. In “Lezioni” più che in altri questa cosa funziona come un’arma a doppio taglio. Da una parte tenderebbe ad annoiare il lettore che vuole ritmo (McEwan, anche per questo, non piace a tutti). Dall’altra compensa l'andamento lento della trama, che peraltro per lunghi tratti, esasperando il ricorso al flashback, è più una trama all'indietro che in avanti. E così, il sapere e con gli aggettivi giusti e la giusta tonalità di narrazione, in un ricevimento per esempio, cosa si mangia, di che si parla, che musica c’è in sottofondo, che fanno i bambini, che tempo fa fuori e com’è la temperatura dentro, quali sono i rimandi nel passato delle cose anche minime che succedono, ti fa abitare quel salotto e quindi il romanzo, aspettando di capire dove si va a parare. Non bisogna avere fretta, nel leggerlo.

Anche perché merita la pazienza che impone. E' un romanzo importante nell'opera di McEwan. Insieme con il suo personaggio sembra fare una resa dei conti, un riepilogo di senso della sua storia e insieme della grande Storia degli ultimo secolo. E ha come primo merito quello che ci si affeziona e si partecipa al destino di questo personaggio. Alla fine diventa un caro amico e non si può non pensare che il libro sia una sorta di testamento dolceamaro dell'autore. Leggendo, ho anche pensato a Stoner (salendo di livello) e (scendendo invece; e parecchio) al Colibrì di Veronesi. Qualità a parte, rispetto a tutti e due, è senz'altro maggiore la quantità e la complessità dei temi che tira fuori. Complessivamente credo sia uno dei compendi, dei ritratti più efficaci dell'epoca che ci è toccato di attraversare. A voler entrarci dentro, al merito dico, il commento occuperebbe lo spazio di un trattato. Quindi, anche per questo, si può solo consigliare di leggerlo.