Ancor più aneddotico del primo volume della trilogia. Meno intenso e teso dal punto di vista narrativo. Altrettanto godibile e nello stesso tempo rigoroso.
La disputa sul tema “è un romanzo o no?” mi pare un esercizio vacuo. Romanza fatti storici frantumandoli in narrazioni aneddotiche attorno ad alcuni fili conduttori centrali. In questo caso, Turati, la guerra libica, il fascismo milanese e altri minori. Chi cercasse il rigore strutturale e stilistico del romanzo di qualità o il rigore accademico di un saggio di storia avrebbe sbagliato libro. Scurati d’altronde non è di sicuro uno storico e nemmeno un grande scrittore (comunque non mi è mai piaciuto). Qui però ha azzeccato l’architettura e la tonalità della narrazione; ha fatto un gran lavoro di documentazione e di selezione ed ha una posizione davanti ai personaggi ed ai fatti che racconta assolutamente condivisibile.
Bella la parte di Turati (Augusto, non il Turati buono). Non
regge il confronto con quella di Matteotti del primo volume, ma fa scoprire un
bel personaggio in chiaroscuro, che sta ai margini della storiografia “seria”.
Un po’ pallosa, ma anche coraggiosa
la parte “libica”, con la denuncia degli orrori da operetta (che non significa
meno orribili, anzi) del colonialismo italiano.
Segnalo i capitoletti in cui ci sono Edda e Galeazzo Ciano. Mi sono parsi di godibilitá assoluta. Il ritrattino di presentazione di lui in particolare é un cammeo. Ma anche quello di lei (gran personaggio letterario di suo, d’altronde) e le scene dal matrimonio (con il pollaio e l’orto di donna Rachele a Villa Torlonia) sono notevoli.
Il pregio maggiore, ancor più
accentuato che nel primo, é quello di far uscir
fuori molto bene l’aspetto eticamente ignobile, cialtronesco, umanamente
inaffidabile dell’uomo Mussolini. Altrettanto vale per la miseria umana del
pezzo d’Italia che fu lo scheletro ed il motore muscolare del fascismo. La sua
attualità sta nel fatto, per dirla con un elegante francesismo, che i pezzi di
merda si somigliano in tutte le epoche della storia. Basta affiancare i
ritratti. Può quindi svolgere bene una funzione di didattica antifascista
minima forse essenziale in questo tempo.
Anche perché si legge con una
leggerezza tossica, con un piacere
sproporzionato al suo valore. Pure questo è un merito in fondo. A
saperlo sceneggiare ed interpretare sarebbe uno splendido materiale per una
serie tv. Infatti pare che ci stiano lavorando.