mercoledì 10 novembre 2021

Cronorifugio di Georgi Gospodinov

 



Romanzo da leggere. Perché ha al centro quello che forse è il tema cardine della letteratura del nostro tempo. L’umanità da secoli sta tentando di ricollocarsi dentro il nuovo spazio disegnato dalla rivoluzione copernicana; cioè in un universo infinito e imperscrutabile. E per abbandonare la posizione centrale che pensava di occupare grazie ad un Dio creatore fatto a sua immagine e somiglianza. Impiegheremo forse secoli a ricollocarci nella dimensione dello spazio-tempo scoperta da Einstein. Stiamo solo iniziando ad elaborare che il tempo rigidamente scandito, che si muove una direzione irreversibile ed in cui siamo prigionieri, in un presente stretto tra passato e futuro e tra due nulla, è un’illusione frutto dell’approssimazione rudimentale dei nostri mezzi di percezione. Il tempo esiste davvero? E cos’è esattamente?

È inevitabile che il tema del tempo si porti dietro e abbia come porta di ingresso il tema della memoria e del ricordo. È così anche nel libro di Gospodinov, come lo è nella Recherche, il libro che  ha svelato la centralità del tempo nella ricerca umana del senso della propria esistenza. Ma come in Proust, anche in Gospodinov, la narrazione del ricordo, abitare il ricordo ha perso o lasciato ai margini l’intonazione lirica, la connotazione nostalgica. É diventata soprattutto un veicolo, uno degli strumenti  per  penetrare  con la finzione narrativa nella nuova dimensione. Proust per esempio immaginava i suoi personaggi come esseri non solo tridimensionali, come appaiono nel presente, ma come esseri giganteschi che si estendevano anche nella dimensione del tempo, nel passato e nel futuro e si potevano percepire ed osservare contemporaneamente negli aspetti somatici che andavano assumendo dalla nascita fino alla morte. Il tempo come una montagna che include, nel qui ed ora, il passato più profondo e il futuro più lontano. Faulkner elaborò una prosa in cui nella stessa frase che descriveva un fatto erano inclusi gli elementi della storia passata che avevano portato a quel fatto e l’anticipazione di quello che dal quel fatto verrà nel futuro. Joyce polverizzò le ventiquattro ore del suo Ulisse in una nebulosa di percezioni.

È in questo cantiere, che, fatte le debite proporzioni, si colloca questo romanzo. L’idea è tornare ad abitare il passato,  come una terapia per combattere le malattie della memoria, che, non caso, sono le malattie della nostra epoca. Ricreare in una clinica  gli scenari del passato e mantenere vivo il pezzo di memoria sopravvissuta e con essa il contatto con il proprio se, la propria storia, la propria vita. Il tentativo di una  “sincronizzazione tra tempo interiore e tempo reale”. Nel cronorifugio di Gospodinov, come nei solenoidi della Bucarest di Cartarescu, la fascinazione del passato e della memoria può diventare una trappola. Come lo era d’altronde nell’universo di Kafka o nei labirinti di Borges. Perché si assottiglia o diventa una zona grigia di fumo e nebbia il confine tra il sogno e la realtà, tra l’immaginazione e i fatti, tra i ricordi di cose accadute e i ricordi inventati, tra le allucinazioni e l’osservazione delle cose. Emerge nel modo di sentire la realtà la percezione geniale contenuta nel “nulla si sa, tutto si immagina” di Leopardi.

Gospodinov coglie benissimo (è il passaggio più alto di tutto il libro) anche l’ancoraggio tra il Dio di Dostoevskij e la memoria: “se nessuno ricorda, allora tutto è possibile. Se nessuno ricorda diventa equivalente a Se Dio non esiste. Se Dio non esiste, dice Dostoevskij, allora tutto è possibile. Dio si rivelerà nient’altro che una grande memoria immagazzinata. Memoria dei peccati. Una nuvola con infiniti megabyte. Un Dio che dimentica, un Dio con l’Alzheimer ci esonererebbe da tutti i nostri obblighi. Senza memoria, nessun crimine.” La morte di Dio, la fine della speranza di una salvezza concessa per Grazia divina  ha a che fare con lo sradicamento dell’uomo da una percezione chiara, rigida, credibile, rassicurante del tempo che andava da una Creazione ad una Resurrezione e che adesso invece galleggia in un vuoto, in cui tutto può accadere perché nulla è vero e nulla è falso.