Qualcuno ha definito questo
romanzo “unica enciclopedia possibile della contemporaneità” e in qualche
misura ha ragione. Se per contemporaneità si intende il modo in cui oggi
percepiamo e soprattutto tentiamo di rappresentarci la realtà nella accezione
più ampia che si possa immaginare del termine: la vita, l’universo, le
coordinate fisiche della materia, lo spazio, il tempo. Due secoli di
vertiginoso progresso della conoscenza scientifica ci hanno consegnato una visione
inafferrabile di tutto questo e la sola certezza che “la realtà non è come
appare” per dirla con Rovelli.
Il luogo più noto e
rassicurante che conosciamo, la casa, diventa così un mostro che cambia
continuamente forma e dimensioni: si contrae e si espande, ci inghiotte e ci
risputa, ci toglie ogni possibilità di orientarci e di conoscere com’è fatta
per davvero (ammettendo ancora che esista una verità oggettiva su come è fatta
e che non si stia parlando invece di approssimativi e precari tentativi di
rappresentarcela). La nostra curiosità di sapere incontra muri mobili, vuoti
infiniti, profondità insondabili, mostri invisibili, oscurità impenetrabili,
silenzi insostenibili. Quelle che credevamo le leggi incontrovertibili della
fisica sono continuamente violate dai fenomeni che si svolgono sotto gli occhi
nostri e di tutte le sofisticatissime attrezzature di cui disponiamo
(telecamere, macchine fotografiche, ecc). E tutto questo nel luogo dove ci
aspettiamo di trovare certezze, abitudini, il conforto del controllo di ciò che
ci accade dentro.
Non è a caso dunque che il
romanzo si insedi o forse meglio si nasconda nel genere horror. Ma è una
maschera, una falsa rappresentazione anche questa.Lo si deve leggere invece con
la chiave della emersione di materiali psichici profondissimi, oscuri,
incontrollabili anche loro, che si
strutturano e si manifestano nello spazio. Il risultato è anche e forse
soprattutto una riflessione sulla irrappresentabilitá del reale, persino del
pezzo di reale che dovrebbe essere più noto e facile da rappresentare. E dentro
c’é una orgogliosa demolizione dell’assunto che l’immagine video e fotografica
sia reale e che vinca sulla parola nel dirci cosa davvero accade, che una foto
o un video siano più veri di un racconto. Non è così. Ed è uno dei tanti spunti
di riflessione straordinariamente interessanti che il libro offre.
Questo magma allucinatorio
non poteva essere contenuto in un romanzo “normale”. Impone una ginnastica di
lettura non solo nel senso del cambio continuo di scenari narrativi e della
tecnica delle narrazioni ad incastro usata in modo labirintico, ma anche nel
cambio dei caratteri, della struttura della pagina con pagine capovolte, pagine
con una o poche righe disposte nella maniera più fantasiosa, riquadri, note, disegni,
foto, citazioni e altro ancora. La lettura diventa una ginnastica delle mani e
degli occhi. Il libro lo devi ruotare, capovolgere e saltarci dentro, andando
avanti nelle appendici e tornando indietro. La struttura dell’oggetto-libro
riflette in modo perfetto il soggetto del racconto, ti fa immergere dentro
emotivamente, quasi fisicamente in un labirinto senza fine. La sensazione
claustrofobica è forte, fisica. Faticoso, ma anche una straordinaria avventura.
A suo modo, unica.