Nonostante la mole, sorprendentemente piacevole. I capitoletti si tirano uno con l’altro senza fatica, con un certo gusto e quindi alimentando una sana sete di lettura. Sul piano dei contenuti, in fondo (cioè a parte certe cadute nel cazzeggio, alcune approssimazioni grossolane, gl’infortuni su date, nomi e riferimenti - tutte cose peraltro marginali, ma abbastanza imbarazzanti) anche con una impostazione sostanzialmente corretta. Stupisce (ma fino a un certo punto) la spocchia con cui è stato accolto da qualcuno.
Intanto Scurati (il quale finora aveva scritto roba francamente infrequentabile) stavolta ha indovinato la formula, a partire appunto dalla scansione in capitoli brevi, seguiti da una scelta di citazioni da documenti originali molto ben curata. Vogliamo chiamarla Storia romanzata? Narrativa no-fiction forse é il nome corretto. In sostanza non è un romanzo e non è un saggio di Storia. Però funziona. Almeno in questo caso.
Poi, se la Storia la conosci è un ripasso a tratti gustoso, pieno di facce e “fatterelli” magari meno noti (si percepisce che un certo tipo di lavoro di documentazione originale Scurati l’ha fatto per davvero). Se non la conosci, probabilmente ti dà l’impressione (non del tutto infondata) che adesso la stai afferrando. Nei casi migliori può fa venir voglia di approfondire aspetti meno messi a fuoco prima. Non è peraltro una operazione originale. Montanelli fece furore con la Storia affabulata, cucinata come in un Mac Donald o buona per essere letta col casco del parrucchiere in testa.
Poi, se la Storia la conosci è un ripasso a tratti gustoso, pieno di facce e “fatterelli” magari meno noti (si percepisce che un certo tipo di lavoro di documentazione originale Scurati l’ha fatto per davvero). Se non la conosci, probabilmente ti dà l’impressione (non del tutto infondata) che adesso la stai afferrando. Nei casi migliori può fa venir voglia di approfondire aspetti meno messi a fuoco prima. Non è peraltro una operazione originale. Montanelli fece furore con la Storia affabulata, cucinata come in un Mac Donald o buona per essere letta col casco del parrucchiere in testa.
Un'altra cosa da apprezzare è la mano leggera con cui in trasparenza suggerisce letture parallele del nostro presente triste. Quasi come fossero una conseguenza lasciata trarre al lettore e quindi, offrendola implicitamente, come qualcosa che sta là, oggettiva. Senza eccessi e forzature di interpretazione insomma. Parlare di "nuovo antifascismo" è una esagerazione, ma il parallelismo implicito funziona anche quello abbastanza bene. Nel senso che qualche brivido lo mette. Basti pensare alla clamorosa inadeguatezza delle forze di opposizione che accomuna le due epoche e che viene fuori tutta.
Su questo versante la cosa più meritoria è aver evidenziato il ruolo esemplare che ha avuto Giacomo Matteotti nella fase della genesi e dell’ascesa del fascismo. Passa per il santino di un martire ormai, ma fu molto di meglio e molto di più importante. Il merito del libro sta soprattutto nell’aver centrato il racconto della “solitudine del riformista” e la fatica e il coraggio che richiede lo stare sui fatti. Mentre i massimalisti e i comunisti rincorrono la follia del “fare come in Russia”, si batte per denunciare e cambiare le cose standoci dentro. Viene raccontato bene il lavoro che fa di documentazione rigorosa e il coraggio che ci mette per continuare a camminare sulla “strada maestra”, contro tutti; evitando tutte le scorciatoie della Storia, che portano sempre, prima o poi, in un fosso (dal quale, per tanti aspetti e per tutta una serie di conseguenze che vengono proprio da quegli anni, la sinistra italiana non è mai uscita). L’aspetto migliore del libro.
Tornando agli stimoli invece, mette voglia di approfondire il ruolo delle donne nella storia del duce (c’è un saggio di Franzinelli sul tema che sembra sia ottimo). E soprattutto di approfondire il parallelismo tra il tipo di rapporto di consenso che il duce fu capace di avere con gli italiani e quello erotico che ebbe con le donne. Gadda con "Eros e Priapo" scrisse cose formidabili sulla funzione della “erotia narcissica” nella vita e nella politica di Mussolini. Lí la letteratura si dimostra capace di mettersi anche un gradino sopra alla saggistica storiografica. Dal parrucchiere, col casco in testa, quello però non lo leggi di sicuro.