giovedì 28 marzo 2019

Cuori fanatici di Edoardo Albinati





ll “Prologo alla città meridionale” che apre il libro è un pezzo splendido. Meno di dieci paginette che danno una fotografia di Roma nitida, asciutta, precisa,  con  una tonalità calda, da immediato post-tramonto romano. Un quadro da incorniciare nella memoria. Fa pensare al mezzo rigo con cui Flaiano la definì “la città araba più a nord del mondo”. Mezz’ora di vero piacere della lettura seduti in libreria (magari davanti a un caffè alla Feltrinelli di Torre Argentina in una quasi sera di quasi primavera) e si ruba la parte migliore del libro. 

Il resto, soprattutto se non si ama la pesanteur di Albinati, si può lasciare lì. Più che raccontare una storia fa una galleria di personaggi. Va di moda. Ne stanno uscendo tanti di romanzi con questa struttura. Anche belli. I libri della Cusk per esempio. O il  romanzo (bellissimo) di Szalai. Qui siamo a livelli di perversione. Uno scrittore “noccio” (pesante-pignolo-fanatico, appunto, in cafon slang), che si applica con effetti a tratti ammalianti e a tratti asfissianti ad una galleria di “nocci”. Ecco, questo è. 
Solo per amatori un po' perversi.