Gran bella ricostruzione, rigorosa e romanzesca insieme, di un clamoroso fatto di cronaca, nella
Chicago degli anni ’20. Prototipo del romanzo-verità e del realismo americano.
Racconto di impostazione giornalistica, ma solo nella confezione, nella veste stilistica.
Per il resto lo scavo dei fatti e dei tipi umani è da letteratura vera e di
quella buona.
Per collocare contesto e sostanza qui basti
qualche coordinata temporale: siamo a pochi decenni dopo Nietzsche, negli anni
della nascita della psicanalisi e della prima irruzione dei periti psichiatrici
sulle scene processuali, qualche decennio prima di "A sangue freddo" di Capote, parecchi decenni
prima dell'assassinio di Marta Russo, tanto per richiamare anche un fatto dei nostri anni a cui viene da
pensare.
La piacevolezza della lettura è garantita da una
bella tensione narrativa e da una gran ricchezza di spunti di riflessione. Forse le pagine processuali dominate da
quelli che allora chiamavano “alienisti” danno qualche pesantezza se non si è
interessati al linguaggio e ai temi
della psicanalisi, ma interessanti lo sono di sicuro. E l’arringa dell’avvocato
difensore, rimasta celebre e incentrata sul tema della pena di morte, della
colpa e dell’espiazione, da sola vale il prezzo del libro.