domenica 5 gennaio 2020

Basta! di Lilli Gruber


Questo libro ha tre grandi meriti. 
Il primo è quello di avermi fatto ricordare le poche righe del commento-recensione che Giorgio Manganelli dedicò all’uscito del romanzo Il padrino di Mario Puzo (l'ho copiato in calce). E in particolare mi ricordavo la formidabile citazione di Scheiwiller"non l'ho letto e non mi piace". È esattamente così. Il libro della Gruber non l’ho letto e non mi piace. Un buon lettore (non solo un lettore professionista, come dice Manganelli, anche un lettore amatoriale “forte”) ha come prima qualità quella di sapere quali libri non leggere. E questo di sicuro  è uno di quelli.  
Poi oggi, con l’iPad, tra il leggere e il non leggere il confine è permeabile e ho approfondito. Quello che segue è il risultato.

Il secondo merito del libro è che mi ha fatto riflettere sulla deriva ormonale in atto certamente non da oggi della polemica di genere: maschile contro femminile, per essere precisi. Un vero delirio ormai, nella cultura e nella forma mentale Ed è pericolosa. Spiegare per esempio l’ondata di femminicidi con il testosterone e la supposta incapacità di controllarne i supposti eccessi porta a non capirci niente e a sprofondare nella barbarie di destra, che andando fino in fondo su quella strada arriva a proporre la castrazione chimicaLa Gruber (e non solo lei)  ci è sta dentro senza accorgersene da qualche tempo in modo imbarazzante e questo libro suppongo ne sia la summa

Lo sciocchezzaio che ho tirato fuori è abbastanza chiaro e mi è bastato. Ci sono naturalmente anche cose condivisibili. Prima fra tutte la necessità di imporre concretamente la piena eguaglianza di genere, ovviamente. Nelle aziende, in Parlamento, al governo, ovunque. E sono, tanto per dirne un’altra, anch’io convinto che la Ocasio-Cortez sia oggi la speranza più grande della sinistra mondiale.  Ma è la chiave di lettura delle cose che adotta che è inaccettabilmente primitiva. Per la ragione che è la declinazione al femminile del peggiore maschilismo. Ecco qualche esempio tra i tanti. 
“....ci portano al cuore del problema: sono la sfida che i campioni del testosterone lanciano alle società libere.” (capito quale è il cuore dei nostri problemi, oggi?) 
“la misoginia al potere” (ecco, appunto) 
“con il testosterone non si mangia” (come con la cultura) 
“Ventidue giovani donne che corrono dietro a una palla bastano a mettere a rischio la virilità di chi le guarda.” (oddio!) 
“Più persone guardano gli sport maschili. Ma questo non succede perché sono migliori. Succede perché il sistema, tanto per cambiare, è creato da uomini per gli uomini.” (se “il sistema” ovvero le logiche di mercato che governano anche lo sport avesse questi riguardi saremmo meno inguaiati) 
“la fine dell’età fertile, momento delicato dal punto di vista ormonale, è ancora visto come una specie di morte sociale. Non solo dagli uomini, ma dalle donne stesse.” (esattamente come l’impotenza senile maschile tra i più trogloditi degli uomini e delle donne. Il Viagra nasce anche da questa subcultura) 
“È proprio il caso di dire: grazie al c… Va be’, ci siamo capite.” (qua il machismo di riflesso della Gruber affiora anche nel linguaggio) 
“Il lato positivo dell’intollerabile lassismo di questi tempi è che incontrerete uomini impreparati. Autocompiaciuti. Rilassati.” (e su questo scatto di positività ci si può anche fermare. E riflettere). 
Impossibile non vedere che questo tipo di argomentazione e di quella ormonale in particolare è originariamente e paradossalmente una argomentazione di matrice maschilista. Sono gli uomini, la parte peggiore di noi (anche nel senso che ogni uomo cl’ha dentro di sepiù o meno grande e più o meno mummificata dall’autoironia) che l’hanno introdotta e sperimentata per primi, dalla notte dei tempi. Lo testimonia tutta la letteratura di battute e di convinte teorie sulla uterinità della mente femminilecostruita attorno alla  supposta  incompatibilità tra glestrogeni e il pensiero razionaleE anche tutte le teorie di fisiologia umana da bar sviluppate intorno alle supposte distorsioni della mente collegate al mestruoalla menopausa, agli effetti nervosi della  mancanza di attività eterosessuale nella donna (volgarmente categorizzata da qualcuno come “sindrome aviopriva”). In questo senso l’invettiva anti-testosteronica potrebbe essere un giusto contrappasso, ma quella è una deriva idiota e pericolosa, per l’appunto. 

Il terzo merito del libro (e forse quello più dolorosamente importante) è che ci mette di fronte ad un’altra  riprova della demenza  ormai all’ultimo stadio della sinistra italiana (e non solo) di cui la Gruber costituisce da sempre un arredo emblematico. La sua (della sinistra, intendo)  incapacità di sviluppare non solo una politica alternativa a quella che è storicamente la destra più minacciosa  dopo l’età dei totalitarismi, ma anche un’analisi seria del perché gli elettori e soprattutto quelli socialmente più deboli votino Trump, Salvini, Erdogan, Putin, Johnson, Orbán si arricchisce adesso di una variante ormonale. I nostri problemi dunque non  sono la diseguaglianza nella distribuzione delle ricchezze e delle opportunità, il neoliberismo che non ammette governo, il dominio assoluto della finanza nell’economia, il globalismo del capitale  che demolisce il perimetro statale della politiche retributive, fiscali, ambientali e dei diritti, la povera e disperata reazione plebea sovranista. Sapete qual è invece il nostro problema? Il testosterone. 
Un vaffa sarebbe molto testosteronico vero? Ok. Ritiro e faccio a meno. 

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Giorgio Manganelli - Un lettore di professione è in primo luogo chi sa quali libri non leggere  
Il Padrino, 
(da Lunario dell'orfano sannita, Milano, Adelphi 1991). 

Non ho letto, né leggerò, finché ragione mi assista, il romanzo Il Padrino; già il fatto che un libro sia romanzo non depone a suo favore, è un connotato lievemente losco, come i berretti dei ladruncoli, i molli feltri dei killers, gli impermeabili delle spie. Quando poi un libro è delle dimensioni dei Promessi Sposi, lo si può leggere solo se è I Promessi Sposi; ora, di libri grossi come I Promessi Sposi che siano I Promessi Sposi, ne esiste solo uno, ed è appunto I Promessi Sposi; e non ultima menda del Padrino è appunto quella di non essere I Promessi Sposi. 

Tuttavia, il piacere che un lettore di professione prova a non leggere Il Padrino è di natura modesta, di qualità semplice, di intensità mediocre. Un lettore di professione è in primo luogo chi sa quali libri non leggere; è colui che sa dire, come scrisse una volta mirabilmente Scheiwiller, "non l'ho letto e non mi piace". Il vero, estremo lettore di professione potrebbe essere un tale che non legge quasi nulla, al limite un semianalfabeta che compita a fatica i nomi delle strade, e solo con luce favorevole. Per un lettore medio, scartare Il Padrino è un gioco da ragazzi. È un blando piacere negativo, come quello di non venire arrestati, che ci succede quasi tutti i giorni.