Siccome agli Scarabookkianti gli sconfitti son sempre piaciuti, non possiamo venir meno al dovere di rendere onore a quello che resterà a lungo lo sconfitto più solo della nostra storia recente: Il Bomba, al secolo Matteo Renzi.
Dobbiamo confessare che molto abbiamo riluttato.
Il personaggio, per tanti altri aspetti lo sentiamo tanto, ma proprio tanto lontano.
Non ci piace per nascita e formazione politica: gioventù cattolica (quella dei boy scout, che per noi, con tutta la simpatia, restano" bambini vestiti da cretini guidati da un cretino vestito da bambino"); post-democristano; ulivista; arrivato tra noi solo grazie alla ridicola rincorsa durata quasi un secolo, dei comunisti italiani verso i diccì peggiori (quelli "di sinistra", da Moro in giù). Il fatto che ci abbiano alla fine sbattuto il muso contro (gli ex comunisti dico, da D'Alema in giù), fino a farsi cacciare da casa loro e distruggere la sinistra italiana, è solo la vendetta comica e sacrosanta che la Storia ogni tanto si prende verso gli stupidi incorreggibili. Non ci piace soprattutto per le politiche economiche, che sono state liberiste nella ispirazione e nella sostanza; le ha solo condite con la vecchia salsa delle elemosine e della beneficenza che ha imparato a cucinare nelle mense della Charitas (hottantaeuro e altri bonus similari). Non ci piace perché da lui non è venuta né mai verrà nemmeno un accenno, un tentativo di quella politica di redistribuzione della ricchezza e di riduzione delle diseguaglianze di cui avremmo bisogno. E senza la quale non c'è sinistra e non c'è salvezza per noi e per quel sistema democratico che ancora ci consente di scarabookkiare. Non ci piace che non abbia smontato neppure un pezzetto delle spese clientelari e delle grandi rendite di Stato (a partire per esempio dalle provvidenze alla editoria, di cui campano i giornali, soprattutto quelli coprofili, altrimenti comprati e letti da pochi coprofagi, come Il Fatto Quotidiano). Non ci piace nemmeno il fatto che si vanta di non aver aumentato le tasse. Probabilmente non è vero, ma se fosse vero sarebbe sbagliato: c'è chi ne dovrebbe pagare parecchio di più (e non parliamo solo di grandi evasori, parliamo di grandi patrimoni) e chi parecchio di meno.
D'altronde, si sa, lo dicono tutti, è anche e soprattutto per queste cose qui, che ha perso. Quelli che aveva cacciato (e che comunque fuori dai giochi resteranno: i loro festeggiamenti aggiungono solo ridicolo al ridicolo della loro storia) gli si sono coalizzati contro. Il ceto medio senza soldi e senza speranze, i ragazzi dai quaranta in giù senza lavoro gli hanno tirato addosso le pietre (l'unica cosa che avevano ancora in abbondanza, nelle tasche). Il paese più disperato, quello del sud, delle periferie e delle zone industriali desertificate, delle slot machine e del rancore acido covato e sfogato su fessbook si è trasferito in massa sulle schede elettorali. E lui, con la guasconeria del Bomba, si è esposto a pettinfuori alle pietre, alla rivolta degl'incazzati, all'acido dei fessibookkianti.
Lì ha cominciato ad esserci simpatico. Quasi nostro malgrado, per puro istinto.
E la Costituzione? Che c'entra la Costituzione con questa roba qua, con la sconfitta? Facile sarebbe rispondere: "niente c'entra". Sono in tanti a dirlo. D'altronde, nessuno ne parla più, di Costituzione. È "Il Bomba" che ha perso. Di lui si sparla. Del suo governo. Sono le sue politiche ad aver perso. Deve farsi un bagno di umiltà: questo è il messaggio con cui si arriva al "passoechiudo".
Invece c'entra la Costituzione. Certo che c'entra. Era per cambiare quella che si votava. Ed è quella che resterà tale e quale. Oggi sembra un dettaglio. E in fondo lo è pure (d'altronde si dice che è sempre nei dettagli che si nasconde il diabolico). Quello che conta è aver buttato fuori Il Bomba e finire il lavoro (di cacciarlo definitivamente).
La rivolta dei disperati (quelli veri e i rottamati) aveva bisogno di una bandiera con le palle della nobiltà e Il Bomba gliel'ha confezionata lui, con tanto di motto: "DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE PIÙ BELLA DEL MONDO". Perché? "Ha sbagliato i calcoli", questo ormai è chiaro. "Voleva stravincere, avere le mani libere, per comandare da solo" e anche questa può starci, col personaggio. D'altra parte, il difetto di ogni propaganda, anche di quella dell'ottimismo, del cambiamento possibile, della speranza, persino quella delle migliori intenzioni ha questo difettuccio: che ubriaca per primo chi la fa, fa perdere il contatto con la realtà e prima o poi ti porta nel fosso. Così è andata anche stavolta.
Il fatto è però che per lo scarabookkiante, stavolta Il Bomba aveva ragione. Nel merito. Sulla Costituzione, aveva ragione. E solo un guascone che chiamano Il Bomba poteva avere il coraggio e la follia per fare una battaglia come questa in un momento sbagliato come questo. E perderla, ovviamente.
È andato a provare a mettere il dito proprio nel punto esatto del meccanismo di funzionamento delle istituzioni che sta all'origine di grandissima parte dei nostri problemi. Quello che regola la produzione delle leggi. Un meccanismo concepito per garantire tutto e tutti. Meno che la produzione di leggi chiare, immediatamente applicabili, frutto di un progetto di governo delle cose ben identificabile, con un responsabile ben individuabile.
Tutta la nostra Costituzione va in direzione opposta. Settant'anni fa il problema era che nessuno potesse decidere niente. Tutto doveva essere mediato, discusso, contrattato. Per paura (di un nuovo Dux). Per convenienza (del Pci, che mai avrebbe potuto pensare di vincere e decidere qualcosa da solo, nell'Italia degli americani). Per vocazione alla mediazione (dei democristiani). Forse anche per indole etnica ("poi ci aggiustiamo tra di noi, ci arrangiamo, senza scontentare nessuno"). Sicuramente per un calcolo da bottegai fatto da tutti, per poter dire dopo, se le cose non funzionano, "è per colpa degli altri; ci siam dovuti mettere per forza d'accordo con quelli e allora...". Così ha funzionato (si fa per dire) per settant'anni. Questa è, la Costituzionepiùbelladelmondo: italianissima. Il Bomba lì è andato a mettere il dito: nella Carta e nelle Camere della mediazione permanente. E gliel'hanno spolpato. Anche perché nello zig zag di sei passaggi parlamentari è uscito fuori un mostriciattolo di riforma, in tutto simile a tutte le altre leggi che questo sistema continuerà a produrre per chissà quanti decenni.
C'è un merito che dovrebbero riconoscergli tutti a questo referendum e al Bomba, che l'ha voluto. Sul tema della Costituzione, per quel che contava nella decisione tra si e no, ha diviso il campo tra chi pensa che democrazia è mettersi d'accordo sempre e comunque (quelli dell'Unità) e chi pensa che democrazia è dividersi quando c'è da prendere una decisione (quelli del conflitto regolato). In Italia il cambiamento passa da lì. E s'è deciso che non si deve cambiare. Punto.
Dunque chiudiamola qui. Con gli onori: per aver fatto chiarezza con una conta democratica che ha finalmente diviso l'Italia sulla sua Costituzione; per aver individuato esattamente qual è il punto di origine della gran parte dei nostri problemi e, soprattutto, unico in settant'anni, per aver provato a portare il paese verso una democrazia vera, del conflitto e non della mediazione, noi rendiamo solennemente onore al Bomba.
Fabrizia Di Lorenzo |
Due giorni fa, a Berlino, una ragazza di trentun anni nata a Sulmona, dalle nostre parti, è stata messa sotto da un Tir di un fanatico islamista. Dopo il referendum aveva scritto pubblicamente tutta la sua delusione perché anche stavolta, in Italia, niente cambiava.
Una giovane che si è sentita sconfitta.
In controtendenza. E per l'ultima volta.
Bomba o non Bomba, volevamo dire che aveva ragione lei. E vogliamo riproporre lo spezzone de La meglio gioventù che accompagnava quel suo ultimo sfogo di tristezza.
Che è anche il nostro.)
Che è anche il nostro.)