Non se ne può più di questa tiritera su un paese "spaccato", "diviso", "avvelenato". Gli scarbookianti, proprio all'ultimo giorno, per la prima volta hanno sentito montare la rabbia, quella vera.
Se c'è un merito che questo referendum ha, è proprio quello di aver fatto venir fuori fin dall'inizio, la differenza che c'è tra chi pensa che la democrazia sia "unità", "compromesso", "mediazione", "accordo" e chi invece pensa che sia il sistema che permette a idee, progetti, programmi, modelli di società, uomini diversi e in conflitto di sottoporsi al giudizio dei cittadini.
Con il voto democratico l'idea, il progetto, il programma, il modello di società, gli uomini che hanno il consenso della maggioranza dei cittadini dovrebbero acquisire il diritto, gli strumenti e la responsabilità di realizzare quel che pensano sia giusto in un tempo certo e limitato. Non di trovare per forza di cose, per obbligo dì governabilità, per ingiunzione costituzionale alla mediazione, l'accordo con tutti e realizzare ad ogni passo un miscuglio informe del quale nessuno porta fino in fondo la responsabilità.
Questa è stata l'Italia finora. Un paese nel quale tutto, a tutti i livelli è oggetto di accordo, nel nome dell'unità. E nessuno è responsabile di niente. Questo dovrebbe smettere di essere, se volesse cominciare davvero a risolvere qualcuno dei problemi, che seguendo la democrazia dei compromessi storici e non e del "volemosebbene" si è caricata sulle spalle in settant'anni.
È la democrazia, stupidi! La democrazia è conflitto. Un conflitto regolato dalla legge, nel rispetto della volontà della maggioranza dei cittadini. Ma conflitto vero. E assunzione di responsabilità, vera, con la faccia, il nome e il cognome.
A noi scarabookkianti non piace Renzi e non siamo costituzionalisti per giudicare se la sua riforma sia tecnicamente perfetta. Probabilmente, per quel che ne abbiamo letto e soprattutto conoscendo Renzi, non lo è.
Ma una cosa l'abbiamo capita e ci basta: se dovesse passare il no, non sarà lui a perdere.
Perderà, forse per sempre in questo paese, l'idea che ci piace di concepire una democrazia.