Leggendo un saggio divulgativo di
informatica, lo scarabookkiante appassionato di narrativa, ad un certo punto si
chiede com'è che il computer, così
presente nella nostra vita, lo sia invece così poco nei racconti, nei romanzi.
Come metafora, soprattutto. Eppure, per esempio, gli elementi che fanno la qualità di un buon computer sono in
buona parte gli stessi con cui si può valutare la qualità di una buona mente e
quindi di un buon essere umano. Al netto delle emozioni, certo; e si può
convenire che non è poco (d'altronde ci stanno lavorando, si sa). Ma per tutto
il resto, mente e computer sono oggetti narrativi che si prestano bene a
spiegarsi e illuminarsi a vicenda. E così lo scarabookkiante arriva ad una
conferma importante.
Prendiamo
per esempio, la memoria. In una macchina esistono due tipi di spazi di memoria.
Ci sono le memorie di massa, interne o esterne, (tipo la pen drive o gli hard
disk esterni o i vecchi floppy o i cd)
in cui archiviamo i nostri lavori e i nostri divertimenti e carichiamo i
programmi che usiamo. Anche nella nostra mente c’è una memoria di massa, il
nostro “magazzino” di
informazioni, di dati. Che poi in realtà più che uno spazio è una rete impalpabile di miliardi di
collegamenti chimici ed elettrici. Lì c’è tutto quel che ricordiamo o comunque
possiamo richiamare alla luce della coscienza : dal volto di nostra madre alla
classifica del campionato, passando per le conoscenze che ci consentono di
lavorare, leggere, ascoltare musica e via dicendo e facendo. Anche lì sono le
emozioni a far la differenza con le macchine: quando le cose che ci accadono
entrano nella nostra vita scortate da emozioni forti non ce ne dimentichiamo. La scoperta del ruolo delle emozioni nei meccanismi del cervello umano è una delle grandi
conquiste recenti più affascinanti delle neuroscienze. Non fosse che per aver
fatto cadere la barriera di luoghi comuni che separava e contrapponeva la sfera
emotiva dalla cosiddetta sfera razionale.
Poi nel
nostro pc c’è la memoria volatile, che gli informatici chiamano RAM. E’ lo spazio in cui si lavora; quello dove
quindi girano il browser per navigare in rete o i programmi di scrittura o di
calcolo o di elaborazione di qualsiasi altro genere. Tutto quel che si fa in
quello spazio se non viene salvato, cioè archiviato su una memoria di massa, viene perduto. Si
chiama volatile per questo. In compenso, ha una velocità e facilità di accesso e di lavoro enormemente
superiore all'altra. E' la nostra scrivania, insomma. Se non è abbastanza grande i
programmi più complessi non riescono a muovercisi o "girano" più lentamente, fino a
bloccarsi. E se vogliamo usare più programmi contemporaneamente, in
multitasking come si dice e come ormai siamo tutti abituati a fare, ad un certo
punto si rischia che sia la
macchina intera a bloccarsi. Avere un pc che abbia mille giga di memoria di
massa, ma una RAM di pochi mega significa avere una macchina di pessima
qualità, praticamente inutilizzabile. Una buona dimensione di RAM fa la qualità
di un computer quanto e più della buona dimensione del disco di archiviazione.
Trasferita
al nostro cervello la RAM cosa potremmo paragonarla? Forse somiglia a quella cosa che chiamiamo attenzione. E’
quello lo spazio mentale che usiamo per raccogliere le informazioni dai cinque
sensi, per capire, per dedurre, per creare, per inventare, per fare un lavoro o
un gioco o per raccogliere e comprendere
le sollecitazioni che ci vengono dall'ambiente che ci circonda, dalle persone
con cui conversiamo, per monitorare il nostro corpo e per sentirci vivere.
Qualsiasi cosa facciamo, la
facciamo occupando un certo spazio di attenzione. Anche la più fugace delle
impressioni passa di lì.
Qui ci sono informazioni più dettagliate http://blogdelleneuroscienze.
L'attenzione è una funzione che implica anche una capacità selettiva. Nel senso che percepiamo uno stimolo e poi magari decidiamo che non ci serve; oppure quell'impressione, per esempio, sfugge per
qualche motivo all'archiviazione, ce la lasciamo alle spalle e non la recupereremo
più.
E’ proprio in
quello spazio, quello dell’attenzione, che la nostra intelligenza si muove, fa collegamenti,
si spinge avanti, esplora nuove conoscenze e trova nuove soluzioni. Per fare
ancora collegamenti utili, l’intelligenza potrebbe fare il paio con il
microprocessore, in un pc. Per tutti e due è la velocità con cui lavora che fa
la differenza. E’ importante, certo. Ma anche la RAM-attenzione lo è. Anche per
il lavoro dell’intelligenza lo è. Quanto più è grande il nostro spazio di
attenzione tanto più liberamente quella si muove e maggiore è il numero di
interconnessioni tra “le cose” che riesce a scovare.
Tutti parlano dell’intelligenza come di un criterio fondamentale di valutazione e classificazione degli esseri umani. Ma una persona con una immensa capacità di attenzione è una persona speciale quanto e forse più di una persona di grandissima intelligenza in cui però la capacità di disporre di uno spazio di attenzione sempre libera è limitata o nulla. Siamo sempre più circondati di gente che non ha capacità attenzione sufficiente a far girare i suoi programmi, che ha poca RAM.
A quanti
capita di percepire parlando con una persona anche in gamba, magari amica o
molto cara, che mentre parla con noi è centrata su un altrove, che non vede
l’ora di liquidare tutto il resto per tornare a sprofondarsi lì? E quanti
vogliono fare ed occuparsi di più cose di quelle che il loro spazio di
RAM-attenzione è in grado di contenere? E quanti sacrificano uno spazio enorme
della propria limitata attenzione per guardare l’effetto che fanno sugli altri,
che sono assorbiti dal proprio ego? E quante volte sentiamo che la nostra
ram-attenzione è fuori dal nostro controllo, attratta e occupata da tanti
software inutili che dovremmo solo chiudere? Anche il cervello umano ha i suoi
malwares. Programmi che si installano nel pc a nostra insaputa
e che ci assorbono spazio, condizionano il funzionamento dei programmi . Nello spazio mentale potrebbero essere paragonabili alle attività, ai pensieri che
distraggono la nostra attenzione.
Distrazione ha
un’accezione quasi sempre negativa. Mentre concentrazione di solito è intesa
come un valore positivo. Eppure, a pensarci bene, producono con risultati
diversi o opposti lo stesso effetto: quello, appunto di occupare spazio della la
nostra RAM-attenzione. Quando la nostra attenzione è concentrata su un oggetto
(che sia un problema di lavoro, un articolo per il blog, il corso d’inglese, la
progettazione di un grattacielo, fare i compiti con nostra figlia o una
chiacchierata sul tempo che fa) lo spazio disponibile residuo diminuisce o è
nullo. E non è comunque una cosa buona per noi. Faremo bene quell'attività,
magari. Ma siamo assorbiti da quella: in qualche modo non esistiamo più che per
fare quella cosa. E invece lo skarabookkiante pensa che dovremmo aver cura di avere
in ogni istante uno spazio di RAM-attenzione libera.
La
RAM-attenzione libera potremmo allora vederla come quella che resta al netto della nostra
concentrazione e delle distrazioni. Quanto più grande è lo spazio di attenzione
complessivo di cui disponiamo, tanto più grande è lo spazio mentale che resta aperto e accessibile
anche quando la nostra mente è
molto impegnata o molto distratta.
Avere la mente sempre "aperta" è importante.
E’ lì che, anche mentre siamo concentrati,
si esercita oppure no e in quale misura la funzione più alta della nostra
mente: la coscienza, la consapevolezza. È da lì che ci auto-osserviamo, che
preserviamo la giusta distanza dall'oggetto su cui siamo concentrati, che ci
vediamo mentre ci lavoriamo sopra. E’ in quello spazio mentale che ci ricordiamo
chi siamo, i nostri valori. E’ da lì che continuiamo a valutare la scala delle
nostre priorità. E’ da li che ci immunizziamo dall’auto-identificazione totale
in quel che stiamo facendo, che non ci dissolviamo nell'oggetto su cui siamo
concentrati. Ed è lì, che suonano gli allarmi quando l’oggetto, i fatti e le
logiche esterne, che magari non ci piacciono, ci stanno per travolgere. La
percezione stessa della bellezza
ha bisogno di quello spazio libero.
E’ dallo
spazio di attenzione libera e cosciente che dipendono la nostra capacità di
custodire la nostra specificità di esseri umani, la nostra libertà, la nostra facoltà di monitorare
l’ambiente che ci si muove attorno. Ed è proprio in quello spazio, se è
abbastanza grande, che possiamo continuare a preservare, anche quando siamo
concentrati su qualcosa, una riserva di empatia, di curiosità, di
partecipazione-comunione con tutto il resto, con gli altri, con l’universo che
ci circonda. Saper tener aperta e allenarsi a usare bene la nostra attenzione
ci fa esseri umani migliori.
Ecco, questo è l’esempio di un aspetto importante del modo di funzionare della
mente che molto ci riguarda e
molto ci interessa e che la metafora del computer illumina bene. Dalla lettura
di una manuale di informatica si può tirar fuori anche un criterio di valutazione che più
passano gli anni, più gente conosciamo e più allo skarabookkiante sembra importante per valutare la qualità delle persone.
Per dirla in
un’altra maniera, lo scarabookkiante, persino leggendo un manuale di
informatica, ha avuto la conferma di essere stufo della gente anche molto
intelligente, con microprocessori potentissimi, che magari sa e ricorda un
sacco di cose, ma che non ha la RAM troppo piccola, che non ha il dono mirabile dell’attenzione
consapevole, libera e accessibile.