Ecco un bel romanzo innovativo, originale e coraggioso nella forma e nella sostanza. Emozionante, intelligente, complicato e leggero. La sensazione che si ha leggendolo, sin da subito, è che sia un romanzo importante. A fine lettura penso che lo sia davvero. La Evaristo ha usato la la definizione “fusion fiction” e la prendiamo per buona, nel tentativo di comprendere il perché di quella sensazione.
Fusione di temi innanzitutto: femminismo, razzismo, discriminazioni e pregiudizi sociali, cultura e anti-cultura, sessualità, dinamiche generazioni, dinamiche psicologiche e sociali dell’immigrazione. Un magma che irrompe sulle pagine con grande potenza, ma anche leggerezza, divertendo e emozionando.
E poi fusione dei punti di vista, degli stessi pensieri dei protagonisti, delle dinamiche sociali e famigliari. Tutto si fonde in un crogiolo in cui tutto cambia, si mischia, si contamina e si confonde in un gioco delle parti e dei ruoli assolutamente imprevedibile. La verità slitta continuamente restando vera passando da una storia all’altra, da un personaggio all’altro. Nello stesso tempo nel magma delle storie qualcosa salifica, si cristallizza ed emerge una nuova sostanza, un muovo modo di vedere se stessi da parte dei personaggi, un nuovo modo di collocarli interpretarli da parte del lettore. La lezione che tutto riassume e riconduce a comun denominatore è proprio quella della fluidità, della impossibilità di catalogare, di irrigidire in schemi, in “fattispecie” paragiuridiche utilizzabili in un giudizio.
Ecco, l’esperienza del lettore di questo libro è veramente qualcosa di molto originale. Somiglia ad un’immersione o a una specie di serf su ondate di storie di vita, facce, atteggiamenti che cambiamo in continuazione, in modo sorprendente. Ed è giocata con grande abilità l’idea di disegnare traiettorie dell’occhio sulla riga anche quelle spiazzanti, mutuando la metrica del poema e della poesia, violentando le regole della punteggiatura, per mettere tutto al servizio della storia e delle emozioni che l’occhio trasmette al cervello.
La struttura fa pensare a quella dell’incastro di racconti, che poi vanno a comporre un mosaico coerente attorno ad un tema, che ultimamente abbiamo trovato al massimo livello di resa nei libri di Szalay e anche della Cusk, ma è un pensiero in gran parte fuorviante. Non solo per le caratteristiche dell’intreccio delle storie nello spazio e nel tempo, ma soprattutto perché la struttura stessa non è solo polifonica, è anche dissonante. La coerenza è data dall’impossibilità di ricondurre a coerenza, a catalogare, a discriminare, a formare una scala rigida e immutabile di priorità. Esattamente come accade nelle esperienze famigliari, nel sesso, nella vita dei nostri pensieri e delle nostre emozioni.
Ultima
annotazione. Il valore dei segreti e la capacità di custodirli. Il valore di
uno spazio protetto e sacro per i sentimenti e il senso profondo di se e delle
cose. In questo romanzo scorre come un fiume carsico, che unisce tutti i
personaggi. Come per le persone, averlo o non averlo, fa una gran differenza di qualità.