Alessandro Piperno è un lettore attento di Proust.
Gli ha dedicato la tesi di laurea, peraltro introvabile. In qualche misura gli ha dedicato la vita, visto che insegna Letteratura Francese a Roma.
Consola che anche lui, citando un altro grande proustiano, Walter Siti, dichiari quanto sia facile smarrire la memoria nelle pagine della Recherche.
Ma qui dice una cosa che non riguarda solo Proust.
In un inciso tira fuori una frasetta che racchiude un modo di intendere la letteratura, la creazione e la raffigurazione di mondi attraverso le parole.
E la frasetta dice
"La letteratura è questa: una roba implicita. Quindi scomparsa una parete è scomparso un mondo".
La parete è quella delle scale della casa di Proust bambino.
Il mondo è quello della sua infanzia sofferente, sommersa e inghiottita dal Tempo, il vero protagonista della Recherche. Dentro il Tempo perduto, sono ormai sprofondati la madre, il padre, l'episodio mitologico del "bacio della buonanotte".
E' verissimo. La letteratura, la grande letteratura è proprio "una roba implicita". Sono i suoi vuoti apparenti di significato che la fanno davvero grande.
La grande letteratura è quella che traccia nella nostra mente un viottolo, lasciandolo libero dal resoconto dei "fatti". E lì in quel viottolo, senza l'ingombro del dettaglio, nel pudore e nel silenzio, indicandoci vagamente una direzione, ci lascia lanciare lo sguardo verso ciò che più risponde al nostro bisogno di conoscere, alla nostra sensibilità, al nostro gusto della bellezza.
Lascia che noi lo percorriamo in libertà, riempiendolo di immagini, di emozioni, di pensiero, di quel che in apparenza, sapientemente, viene relegato nel non detto.