domenica 27 marzo 2022

Dove sei mondo bello di Sally Rooney

 



La prosa della Rooney si conferma come una delle migliori che si possano leggere in giro in questo momento. Dicono sia bravissima a scrivere i dialoghi e  le scene di sesso. E' vero. E non so in quale delle due cose sia meglio. Ma non è solo questo. A tratti ti dà la sensazione di qualcosa di quasi perfetto: il ritmo, il tono narrativo, gli aggettivi, i dettagli, la struttura del romanzo. Veramente di qualità.


Il modo in cui rende il senso di impotenza e di confusione che segna la vita nel nostro tempo è la sostanza migliore di questo romanzo. 

Confusione nel  dare un senso all’esistere e nel decidere della propria vita. Impotenza nel  tentare di  trovare un modo per decidere senza esser certi comunque di sbagliare. E impotenza anche davanti all'urgenza di  trovare un modo per incidere sulla realtà storica, sui grandi temi della difesa dell'ambiente e delle diseguaglianze. Lo spazio di azione praticabile, il margine di gestione per i personaggi,  sia nel pubblico che nel privato,  sembra essersi schiacciato sul momento, sul qui e ora,  nella quotidianità e nella prossimità. I limiti entro cui possono davvero pensare di decidere e determinare qualcosa di durevole e di farlo  con una accettabile visibilità delle cause e degli effetti  si sono ristretti, schiacciati. 

Nessuna generazione ha conosciuto l’incertezza e la precarietà permanenti più di quelle nate o cresciute nel nuovo millennio, ma questa non  è  una letteratura generazionale o  di genere. I romanzi della Rooney interpretano bene un’epoca, che è la nostra, di tutti.


Sembra, leggendo questo romanzo (ma anche i precedenti due) che siamo passati dalla  società “liquida” di Bauman ad una società gassosa. Una società cioè che è diventata volatile, che si è avvicinata ad una sorta di para-virtualità. La dimensione in cui i social collocano i personaggi, la stessa comunicazione via mail ha avvolto in una nebbia anche i rapporti reali, i contatti fisici tra le persone. E vedersi, soddisfare le esigenze psicologiche e biologiche legate al contatto sembra ai protagonisti non solo tentare un’impresa incognita, di una difficoltà insormontabile, ma anche un andare controcorrente, uno stare fuori dalle abitudini, dalla cultura e dal sentire dominanti. 


La religione, che dei coagulanti psicologici e sociali un tempo era il maggiore, perché si assumeva il compito supremo, quello di dare il senso ultimo all’esistere, non può che essere rifiutata nel mondo descritto dalla Rooney. Ma nello stesso tempo viene osservata a distanza come una suggestione, un miraggio in cui non è più possibile credere, ma il cui rifiuto viene vissuto con smarrimento, come una mutilazione. Si avverte, in modo quasi struggente, la perdita di qualcosa di importante, che rispondeva ad una funzione decisiva e che non siamo capaci di sostituire.


Alla fine, al di là della conclusione apparentemente consolatoria e pacificata, lo sfondo vero di questo romanzo è la percezione della imminenza di un collasso non solo delle relazioni umane che descrive, ma di civiltà, epocale.