È un romanzo piacevole e sicuramente di pregio, elegante nello stile e nelle atmosfere, intelligente nella struttura e nella trama. Come lo è il suo protagonista, il conte Aleksandr Il’ič Rostov, messo agli arresti domiciliari dopo la rivoluzione d’ottobre, nel mitico Metropole, l’allora più lussuoso albergo di Mosca.
Leggerlo oggi è modo originale e
molto appropriato per aver una visuale diversa e tutt’all’opposto che
depressiva della condizione in cui, in
qualche modo e misura, per tutt’altri motivi, siamo tutti. Ci sono consigli
impeccabili sull’atteggiamento giusto da tenere nell’organizzare lo spazio, il
lavoro e la giornata e soprattutto nello scegliere la tonalità umorale giusta.
Le righe in cui parla degli orologi e descrive come può cambiare la concezione
del tempo durante una reclusione domestica sono una piccola consolazione.
Può essere anche una maniera
anticonformista ed ironica, in Italia,
per vaccinarsi anche dalla tentazione di leggere articoli e saggi sulla
infausta ricorrenza del gennaio del 1921. E per non ripensare più dell’indispensabile alle sciagurate conseguenze che l’idea folle del
“fare come in Russia” ha avuto e ha ancora per quel che resta (poco, quasi
niente) della sinistra italiana.
Sotto tutti e due i punti di vista, soprattutto offre una lezione sul come sia sempre possibile tirar fuori da ogni situazione, da tutto il peggio e da tutti i peggiori, qualcosa di buono.
Poi, ogni tanto è bello e utile fare
un tuffo nella mente, nei modi e nel linguaggio degli uomini della vecchia
aristocrazia europea. Erano così profondamente radicati nella storia e nelle
tradizioni da potersi permettere il lusso di non prenderle troppo sul serio.
Erano così legati ad una terra e ad una nazione
da potersi permettere di essere cittadini del mondo. Avevano abitudini,
cultura e mente così aperte (insospettabilmente, se si guardano solo certi
libri di storia) da poter affrontare con la loro sprezzatura qualsiasi lockdown
fisico e politico.
“A Dio Piacendo” di D’Ormesson, nel
genere, resta un modello inarrivato, ma l’atmosfera, la lezione e la gradevolezza della lettura sono quelle
lì. Con in più un finale a matrioska, tra cinema e spy story, che più fascinoso
non poteva essere.