Ha il senso del ritmo teatrale, l'immediatezza della descrizione, il gusto controllato del colpo di scena, una prosa gradevole. Potrebbe bastare per farne una bella lettura se non mettesse tutto a servizio di soggetti che sono come i temi di conversazione dei salotti che descrive. E se non infarcisse il tutto di carotaggi filosofici, di trapanazioni psicologiche, di immersioni esistenziali della profondità di una buca di un campo da golf. Che poi, la funzione alla fine é la stessa: ci cadono dentro le palle.
Fa letteratura da salotto, insomma. Esibizione, cicaleccio, ritualità. Non a caso quello é l’ambiente di elezione delle sue storie. Storie appunto da conversazione borghese, come un gioco di società. Sembra un Gramellini con lo stesso disperato bisogno di piacere, dire la cosa giusta, smielare buoni sentimenti, essere interessante e suscitare affetto e attenzione, però virato all’incontrario, sul malmostoso, come se avesse le emorroidi e non riuscisse a star seduto nella sua solita posizione. Stesso livello di banalità, ma a ph zero.
A un certo punto tira fuori il tema dei “concetti vuoti”. È esattamente questo il suo problema. Infarcisce libri che potrebbero essere leggibili con una collezione di concetti vuoti. Probabilmente frutto di spocchia intellettualistica che si sente autorizzata a vestirsi di sarcasmo e crudeltà davanti ai propri simili. Un modo come un altro per sentirsi intelligenti a danno di chi ci attornia. E per rendere i mobili dei salotti ottimo materiale per sacrosante barricate. I salotti annoiano di quella noia che solo la voglia incendiaria di litigare riesce a risolvere.
Yasmine Reza credo non sia altro che una delle esemplificazioni esemplari delle cause di quel che ha descritto in Carnage. Ha ragione Franco Cordelli che l’ha memorabilmente stroncata.