venerdì 8 dicembre 2017

4 3 2 1 di Paul Auster





Libro esemplificativo dei pregi e dei difetti di quasi tutti i romanzi di Auster.

I pregi. Grande mestiere, pulizia stilistica, abilità tecnica nel disegnare la struttura delle storie che racconta e senz’altro anche un sotterraneo, energetico entusiasmo dello scrivere.
L’attacco del romanzo è formidabile: il capitolo degli albori della storia della famiglia Ferguson è il migliore. C’è ne sono anche altre di pagine bellissime, come quella in cui descrive l’emozione, il dolore che attraversò un ragazzo americano e la provincia americana intorno a lui, alla notizia della morte di Kennedy. Anche i raccontini innestati nel romanzo (“Compagni di suola” su tutti) sono belli. D’altronde dal punto di vista della qualità della scrittura Auster è così: semplice e elegante.

I difetti. Purtroppo anche qui finisce per girare attorno a due o tre suggestioni (sempre le stesse: il caso, le coincidenze, il destino, la fragilità del confine tra possibile e reale). Poca sostanza insomma.  Alla fine c'è  la sensazione di avere mangiato roba dal gusto gradevole, ma che lascia lo stomaco sgradevolmente pieno solo d’aria. Ecco, Auster  fa tanto pensare ai pop corn.

Lo schema dello sliding door, con quattro vicende parallele di uno stesso protagonista nell’America della seconda metà del novecento, sfocia in una cosa che sta tra il romanzo famigliare e il romanzo di formazione. La storia americana serve solo a riempire pagine di taglio giornalistico che hanno lo spessore di un quotidiano. Anche lo stesso corpo centrale, le storie parallele delle quattro vite possibili di Archie Ferguson, finiscono per scivolare in un resoconto cronachistico logorroico, banalizzante, decisamente noioso.


Diciamo che il romanzo funziona bene fino a metà del volumone, forse anche meno.  Poi però la metafora del pop corn vira su quella del brodino mangiato all’aperto quando piove: se all’inizio era buono, poi comincia a non sapere più di niente e soprattutto non finisce mai. 
Insomma, senza scomodare il tennis e per essere espliciti: due palle.