Pochi romanzi hanno tanto tormentato lo
scarabookkiante e pochi lo hanno altrettanto divertito. A riguardarlo adesso
(sarà per la lettura in ebook e la tecnica di usare i colori per evidenziare e
inserire note), più che un romanzo mi sembra un videogame. E’ vero che va
decrittato, che è lungo e che fa faticare tanto, ma se usi la leggerezza e la
curiosità con cui si gioca o si legge un giallo o con cui si scorrerebbe, come
qualcuno ha detto, "il resoconto di una gigantesca intercettazione
ambientale" è una lettura molto, molto divertente (ebbene si!).
Che si intercetta?
Per strizzare, direi due mondi.
Il primo è un mondo fondato sull’attrito delle cose
materiali, in cui si fa fatica a fare qualsiasi cosa. Comporre musica o scrivere un libro; fare scuola o fabbricare carta
da parati; gestire una separazione famigliare o una successione ereditaria:
ogni cosa che va “fatta” costa cara ed è difficilissima da portare a termine.
Un mondo in cui ogni sforzo produce una specie di raspare esasperante.
Qualsiasi oggetto o personaggio riesce a esistere solo trascinandosi e raschiando
su una realtà che gli fa resistenza. Rumorosamente, dolorosamente. Tutti hanno
incidenti; tutti si feriscono. Qualcuno si ammala, qualcuno si ammazza. Ci sono
piedi che inciampano, scarpe con le suole che si aprono e si trascinano, camice
che si impigliano, pantaloni che si strappano, pacchi che cadono, pagine che si
perdono o si sporcano, acqua che scorre senza controllo. Persino gli orologi
incontrano attrito nel passare da un minuto all'altro: le descrizioni delle
lancette degli orologi che arrancano circondate da pacchi pesanti e voluminosi
sono cammei. Solo pochi irregolari, ai margini della vita sociale, riescono ad aprire uno spiraglio per percepire ed esprimere un sentimento, la bellezza, l'umana capacità creativa.
Nell'altro mondo invece c’è il denaro, storicamente
fotografato dopo la rottura della parità aurea decisa da Nixon. Il denaro agli albori
del capitalismo finanziario, appena liberato da tutti i vincoli a valori solidi, all'oro. E' in
quel momento che il denaro si stacca dalla materia, dalle cose e comincia ad alzarsi
in volo da solo, a scivolare leggero, a scavalcare come un razzo i confini
degli stati e delle monete, alzando nei suoi cieli o facendo precipitare chi lo cavalca. E’ in quel momento che comincia a diventare una
entità ai confini del puro Spirito, lo Spirito del capitalismo. Pervade tutto e
a tutto promette la salvezza. Quella che percorre d'altronde è la vecchia strada del sogno dell'eterna salvezza dalla
prigione mortale, quella della materia, appunto.
Attenzione però: qui non si parla del denaro che portiamo
in tasca, quello per le cose di tutti i giorni, quello stampato sulle banconote
o scolpito in un metallo, che è ancora legato ad un supporto e dunque soggetto alle leggi della
materia. Trovare qualche dollaro per vivere, per mangiare o pagare un biglietto
ferroviario o anche trovare qualche monetina per telefonare è un’impresa
difficoltosissima. Farsi prestare qualche migliaio di dollari è sottoporsi ad
un calvario. Al contrario, far circolare virtualmente milioni di dollari che
non si hanno e che non esistono è facilissimo; moltiplicare i debiti e
trasformarli in un vantaggio fiscale è come la formula magica che si trova in una favola
biblica (per esempio, una società che produce perdite non fallisce, ma diventa una
appetitosissima “bara fiscale” dove seppellire utili e quindi da comprare
subito); costruirsi un impero tra azioni, obbligazioni, dividendi, benefici
fiscali è un gioco da ragazzi. E infatti JR è (anche) la storia di un bambino
che ha undici anni e che ci riesce. Sugli esiti (si fa per dire), ovviamente
non dico niente.
Dunque, qui ci si potrebbe fermare, salvo aggiungere
una annotazione. Basta osservare il nostro quotidiano e confrontarlo con
linguaggi, protagonisti fatti e cifre di un tiggí per rendersi conto quanto
questo doppio mondo, questo mondo schizofrenico, a doppio regime di forza di
gravità (prima che di ricchezza), con due regimi fisici di attrito sideralmente
lontani, somigli alla nostra realtà di oggi. Si capisce subito quanto questo
romanzo, scritto nel ’75, prima di Reagan, degli anni’80, dei mutui subprime, del finanz-capitalismo abbia di profetico. Sembra usi la
propria potenza visionaria e creativa come un ecografo, Gaddis e con quello
guardi l'embrione di un mostro che si sta sviluppando: l’embrione della società
globale, l'embrione dell'uomo liquido di Bauman, l’embrione della degenerazione
finanziaria del capitalismo e di questo salto epocale in giù, nel buio, che
stiamo vivendo e che qualcuno chiama ancora eufemisticamente crisi. Vede
persino l’embrione (postale e telefonico) della rete planetaria di
comunicazione che verrà con internet.
William Gaddis |
Certo, perverso divertimento a parte, abitare questi
due mondi costa al lettore tempo e fatica. Ne vale la pena?
Facciamo rispondere lui, Gaddis, a modo suo:
".....non c'è niente che vale la pena di fare, mi
ha detto, niente che vale la pena di fare finché non l'hai fatto, e allora
valeva la pena di farlo anche se non ne valeva la pena perché è l'unica cosa
che...»
(Dicono avesse in biblioteca tutti i libri di Gadda,
Gaddis. Li ha letti, sicuro.)