lunedì 6 gennaio 2014

Mi frega?

 

Lo Scarabookkiante ha rivalutato l'insegnamento "Ti frega. Ti frega. Ti frega" della mamma di Benigni nel "Papocchio" di Arbore. Che poi è stata l'ossessione di buona parte delle nostre mamme.



                                  
Non perchè l'ossessione che “gli altri ti fregano” sia una sana abitudine mentale.
Al contrario.
La fiducia (i cattolici la chiamano fede) in quel che sta al di fuori ed al di là di noi è la radice della (buona) vita. E se una mamma è stata capace di dare fiducia insieme col proprio latte ha compiuto già quasi tutto intero il proprio dovere.

Ma piuttosto perchè la mamma di Benigni gli sta dicendo semplicemente di essere attento agli altri. Essere attento, avere attenzione per gli altri, significa occuparsene, farsi carico delle loro intenzioni. E quindi dare spazio e ascolto e importanza a quel che pensano, alle loro convenienze, ai loro sentimenti, ai loro desideri, alle loro paure, al loro dolore.

Anche la fiducia, come la luna, come ogni cosa, ha un lato oscuro, che non vediamo, se non ci giriamo dietro. Se non siamo attenti, appunto. Il lato oscuro della fiducia è accettare quel che l'altro ti dice, ti mostra, ti offre per non pensarci, per non occuparsene. “Mi fido” allora, si traduce in “non ho tempo e voglia per darti attenzione, per capire cosa proponi, cosa davvero vuoi da me e quindi sto a quel che dici”.

Aver fiducia può essere solo la via di fuga per chi non ha abbastanza attenzione da dedicare agli altri. Questione di tempo o di spazio mentale o di energia o di intelligenza per occuparsi di quel che sta al là della propria vita, del proprio piccolo orizzonte. Per chi non sa aver rispetto e preoccuparsi dei sentimenti e delle aspettative e del dolore degli altri.

Ed è allora che, inevitabilmente, l'altra vita, quella che hai lasciato fuori, per difetto di generosità, fingendo ipocritamente di darle fiducia (in realtà per fregartene), ti frega.