domenica 8 agosto 2010

Tre voci su "La Madonna a Treblinka" di V.Grossman

"In definitiva.... io penso che dobbiamo leggere solo libri che ci scuotano e che ci provochino. Se il libro che stiamo leggendo non ci colpisce come un soffio di vento nel cranio perché annoiarsi leggendolo ?.........Un libro deve essere l'ascia che spezza il mare ghiacciato che é dentro di noi"
F.Kafka,Lettera a Oskar Pollak, 1904


- Non lo immaginavo. Così poche pagine e tante emozioni. “La Madonna a Treblinka” è una delle letture   più commoventi che abbia fatto negli ultimi tempi. Mi ha provocato un nodo di emozioni e di inquietudine. A voi che effetto ha fatto?

- Non so. Certo che è una lettura "anomala" dell'opera di Raffaello. Non è una lettura estetica o emozionale. E' "politica". Forse qualunque altra Madonna con Bambino avrebbe innescato questa catena di suggestioni.

- Non sono d'accordo con te. Non credo che qualsiasi dipinto con una Madre col Bambino avrebbe fatto lo stesso effetto.  L'immagine della Madonna Sistina è il culmine di un processo che si avvia agli inizi del Quattrocento con la l'idea straordinaria  di rimettere l'uomo al centro dell'universo.  In Raffaello - più che in ogni altro- le figure sacre si umanizzano, diventano  sintesi di umano e divino restando "sacre" nella misura in cui il sacro appartiene a tutti noi. Se tu vedi una Madonna di Perugino oppure - che so io?- di Botticelli, ti accorgi che quelle immagini sono straordinarie ma restano pur sempre immagini di una realtà che è altra.  In Raffaello la Madonna diventa davvero  una madre, una ragazza qualsiasi, bruna , bella come una popolana romana. Dopo Raffaello, già con Michelangelo le cose cambiano e per esempio la Madonna del Tondo Doni ridiventa un' immagine intellettuale, un' icona.  Ecco perchè solo una Madonna di Raffaello può diventare la Madre di Treblinka:  quella che cammina con i perseguitati, con le vittime. Nessuna altra immagine - nemmeno quelle successive di Caravaggio,  avrebbe avuto lo stesso effetto.

- Penso soprattutto che la Madonna di Raffaello raccontata da Grossman, racconti una storia ed una Storia. Racconta la Storia del novecento, dei totalitarismi, del nazi-comunismo, di Hitler e di Stalin, dei lager-gulag, delle camere e gas, dell' annientamento dell'uomo, della disintegrazione della sua realtá quotidiana.  E poi racconta la storia di sempre, di un uomo, di una donna,  della vita.  Il figlio, la vita, l'umanità che continua ad esistere come tale, che resiste, che in qualche modo è invincibile.

- Ecco, a me lo sguardo della Madonna,  non suggerisce alcuna idea di "invincibilità". Anzi, mi sembra uno sguardo spaurito,  di sofferenza, di timore.
Grossman fa un'operazione di traslazione di senso,  partendo da quella immagine.
Un  suggerimento che parte da lì per arrivare in un Altrove. E' come se volesse, attraverso la sua lettura dell'opera, veicolare un messaggio. Perciò dico che è una lettura "politica", e il veicolo, ovvero la Madonna di Raffaello o un'altra, poco conta.

- Devo ammettere che questo saggio mi ha sgomentato e  commosso come mi era successo solo con Tolstoj. E' come se Grossman facesse appello alla parte più alta di noi, ci proponesse un percorso di  etica laica difficile a seguire.

- Davvero quella Madonna, per Grossman é l'immagine  pittorica, proprio per le ragioni iconografiche di cui parlavi tu, dell' essenza umana ultima che ha raccolto, scrivendo Vita e Destino. Ha raccontato la vita degli uomini e delle donne dentro le case e sul fronte di Stalingrado, nelle camere a gas, nei lager e nei gulag del novecento.  Lì ha trovato un' essenza ultima dell'essere umano.

- E qual è secondo Grossman l'essenza ultima dell'essere umano?

- E' quell' Altrove, a cui rimanda l'immagine umanizzata della divinità. Secondo me è quello di una solidarietà totale con chi soffre: ebreo,  cristiano, non importa . E' quello di un' empatia profonda  con il dolore degli uomini , il riconoscere in tutti l'essenza dell' "umano nell'uomo".

- A me pero' non convincono alcune cose che dice Grossman. Ad esempio. "La forza della vita, la forza di ciò che vi è di umano nell’uomo è una forza immensa, e la violenza più estrema e più assoluta non può soggiogare questa forza, perché può solamente ucciderla. È per questo che il volto della madre e del figlio sono tanto sereni: sono invincibili". Ripeto, non vedo alcuna serenità in quegli sguardi, in quei volti. Alcuna invincibilità.

- Grossman, in Vita e Destino, chiama l'essenza ultima dell'umanità semplicemente "bontá": la "illogica", sciocca, banale, irragionevole,  irriducibile, invincibile, ma assolutamente spontanea e semplice bontà umana.  Ad un certo punto scrive che l'unica via d'uscita per gli uomini è "la bontà privata di un singolo individuo nei confronti di un suo simile, una bontà senza testimoni, una piccola bontà senza ideologia. Si potrebbe chiamare una bontà insensata. La Bontà degli uomini fuori dal Bene religioso o sociale".                                                          
La bontà è l' energia umana cioè che vuole  accogliere, soccorrere, condividere.
Ecco, la maternità  non è che l'esplosione misteriosa e travolgente di questa energia. In effetti è vero,  gli occhi della Madonna sistina  sono pieni di paura, certo! Perché "vede" Hitler e Stalin che la osservano, li ha davanti. Ha davanti la Storia (ve la ricordate "La Storia" di Elsa Morante  e com'era descritta Ida Ramundo con  il suo Useppe, vero?).  E sa che non ha da opporre loro che quella energia, quella forza inconsapevole, quel bambino:  il prodotto inseparabile, ineludibile, un qualche modo  invincibile della sua umanità. E' la sua vita e la sua unica finale libertà.

 - Vedi che la lettura che Grossman fa del dipinto di Raffaello è anche in qualche modo "politica"?

- Forse, ma alla fine quello che importa per me è che le parole di Grossman vengano ripetute e diffuse il più possibile: ci rendono migliori.