giovedì 8 luglio 2010

Wislawa Szymborska: "Non Occorre Titolo"

Ci capita, di trovarci in sintonia con certi poeti.  
"Non occorre titolo": può capitare anche con un Nobel, perchè no?
Con questa donna ci è capitato.  Innanzitutto per l'andamento discorsivo, inusuale tra i poeti, prosaico del linguaggio, simile ad una riflessione fatta tra sè e sè, amara e ironica. E poi per la mobilità dello sguardo, che si sposta da un evento apparentemente comune, una visita medica, la scoperta di un nuovo pianeta, l'osservazione di un quadretto, alle pieghe della Storia e ai pensieri più propriamente filosofici sul senso dell'esistenza.
C'è un tema forte, tra gli altri:  è  quello della relatività del tempo, di come sia doloroso mutare mentre tutto intorno resta immobile e del desiderio di trattenere la vita, incapaci come siamo di accettare la nostra esistenza a termine.
Tuttavia non c'è disperazione, ma quasi un invito a cogliere la gioia e la pienezza dell'istante.
"Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia stata immortale".
E' in queste inquietudini che ci ritroviamo. In sintonia.

NON OCCORRE TITOLO
di   Wislawa Szymborska



Si è arrivati a questo: siedo sotto un albero,
sulla sponda d’un fiume
in un mattino assolato.
È un evento futile
e non passerà alla storia.
Non si tratta di battaglie e patti
di cui si studiano le cause,
né di tirannicidi degni di memoria.

Tuttavia siedo su questa sponda, è un fatto.
E se sono qui,
da una qualche parte devo pur essere venuta,
e in precedenza
devo essere stata in molti altri posti,
proprio come i conquistatori di terre lontane
prima di salire a bordo.

Anche l’attimo fuggente ha un ricco passato,
il suo venerdì prima di sabato,
il suo maggio prima di giugno.
Ha i suoi orizzonti non meno reali
di quelli nel canocchiale dei capitani.

Quest’albero è un pioppo radicato da anni.
Il fiume è la Raba, che scorre non da ieri.
Il sentiero è tracciato fra i cespugli
non dall’altro ieri.
Il vento per soffiare via le nuvole
ha dovuto prima spingerle qui.

E anche se nulla di rilevante accade intorno,
non per questo il mondo è più povero di particolari,
peggio fondato, meno definito
di quando lo invadevano i popoli migranti.

Il silenzio non accompagna solo i complotti,
né il corteo delle cause solo le incoronazioni.
Possono essere tondi gli anniversari delle insurrezioni,
ma anche i sassolini in parata sulla sponda.

Intricato e fitto è il ricamo delle circostanze.
Il punto della formica nell’erba.
L’erba cucita alla terra.
Il disegno dell’onda in cui si infila un fuscello.

Si dà il caso che io sia qui e guardi.
Sopra di me una farfalla bianca sbatte nell’aria
ali che sono soltanto sue
e sulle mani mi vola un’ombra,
non un’altra, non d’un altro, ma solo sua.

A tale vista mi abbandona sempre la certezza
che ciò che è importante
sia più importante di ciò che non lo è.